Boicottaggio nazista del commercio ebraico

Paramilitari delle SA fuori un negozio di Berlino con cartelli con la scritta: "Deutsche! Wehrt Euch! Kauft nicht bei Juden!" ("Tedeschi! Difendetevi! Non comprate dagli ebrei!").

Il boicottaggio nazista del commercio ebraico (in tedesco Judenboykott) in Germania iniziò il 1º aprile 1933, come reazione difensiva al boicottaggio ebraico di merci tedesche[1][2], iniziato poco dopo il giuramento di Adolf Hitler come cancelliere, il 30 gennaio 1933.[3] Fu in gran parte vano, in quanto la popolazione tedesca continuò ad utilizzare le imprese ebraiche, ma rivelò l'intenzione dei nazisti di danneggiare le attività degli ebrei in Germania.[4]

Fu la prima di molte misure governative contro gli ebrei tedeschi, alla fine culminate nella "soluzione finale". Fu una campagna gestita dallo Stato di vessazioni in costante aumento, arresti, saccheggi sistematici, trasferimenti forzati delle proprietà ai militanti del partito nazista (gestiti dalla Camera di Commercio) ed infine l'omicidio dei proprietari, definiti "ebrei". Nella sola Berlino, nel 1930, vi erano 50.000 aziende di proprietà ebraica.[5]

  1. ^ Boycott of Jewish Businesses, su Holocaust Encyclopedia, USHMM.
  2. ^ The History Place (2 luglio 2016), “Triumph of Hitler: Nazis Boycott Jewish Shops”
  3. ^ Berel Lang, Philosophical Witnessing: The Holocaust as Presence, UPNE, 2009, pp. 131-, ISBN 978-1-58465-741-5.
  4. ^ Pauley, Bruce F (1998), From Prejudice to Persecution: A History of Austrian Anti-Semitism, University of North Carolina Press, pp. 200–203
  5. ^ Christoph Kreutzmüller, Final Sale – The Destruction of Jewish Owned Businesses in Nazi Berlin 1930–1945, Metropol-Verlag, 2012, ISBN 978-3-86331-080-6. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2016).

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